La nostra consulenza: prestazione d’opera intellettuale e indipendenza
- elenacastaldi
- 22 apr
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 4 giorni fa
Durante il recente Salone del Risparmio abbiamo avuto modo di parlare della nostra
professione. La domanda era: vi sentite vicini a professionisti quali i commercialisti, notai ed
avvocati? Certamente si', come nel loro caso il nostro lavoro consiste in una prestazione d’opera intellettuale (art. 2230 e seguenti cod. civ.), elementi caratteristici della quale sono:
Per la sua esecuzione l’attività di natura intellettiva è nettamente superiore rispetto a
quella materiale
Richiede una diligenza qualificata, quella del buon professionista
Si effettua in virtù di un contratto a prestazione corrispettive: il professionista si impegna
a svolgere la propria opera, a fronte della quale il cliente si impegna a pagare un
compenso.
Vediamo quindi come sia essenziale il fatto che il cliente si impegna a pagare un compenso,
che nel nostro caso significa che la retribuzione del nostro lavoro avviene sulla base della
parcella concordata con il cliente.
Questo, che in termini generali può sembrare un elemento scontato, nel caso della consulenza finanziaria non lo è affatto. Non ci interessa qui entrare nelle dettagliate distinzioni che appassionano gli operatori del settore tra le varie forme di consulenze e le relative forme di compenso. A noi basta ricordare una ricerca della Consob di qualche tempo fa, secondo la quale la metà circa dei risparmiatori italiani pensava che la consulenza finanziaria fosse un servizio gratuito oppure non ne conosceva le modalità di retribuzione. Segno chiaro che nel loro caso non avevano (almeno consapevolmente) assunto alcun impegno a retribuire la consulenza ricevuta e non ne conoscevano il costo.
Ci basta osservare questo per comprendere quindi come il concordare un compenso sia un
elemento innovativo e fondamentale del nostro lavoro.
Per poter svolgere la nostra attività dobbiamo poi rispettare il requisito di indipendenza
soggettiva, per cui non possiamo intrattenere rapporti di alcun tipo con emittenti o intermediari finanziari se tali rapporti possono condizionare la nostra indipendenza di giudizio nella prestazione del servizio di consulenza.
Ne deriva quindi che la parcella concordata con il cliente è l’unica retribuzione possibile per il nostro lavoro: cosa questa fondamentale, perché ci pone nella condizione di fare sempre ed esclusivamente gli interessi del cliente.
Non dobbiamo infatti tener conto di alcun altro interesse, non abbiamo legami con reti
commerciali, società di gestione o altri intermediari. Non abbiamo alcun vincolo che ci possa
condizionare nella scelta di un prodotto piuttosto che di un altro. Anche per questo motivo la nostra consulenza è fondata sulle competenze e sul metodo e non ha i prodotti al centro della propria attenzione.
Nella stessa ottica la nostra Società non prevede forme di retribuzione legate al risultato né
differenzia le proprie tariffe su elementi quali il tipo di investimenti che saranno effettuati (del tipo: applichiamo una tariffa più alta se il cliente intende investire su singoli titoli azionari) oppure sul livello di rischio del cliente (maggiore il livello, maggiore il compenso). Questo perché non solo non vogliamo noi avere condizionamenti, ma non vogliamo neanche che nel corso della nostra relazione con il cliente, questi possa pensare che alcuni consigli che riceve siano in qualche modo condizionati da un nostro interesse, ad esempio che gli raccomandiamo investimenti più rischiosi in modo che possa raggiungere rendimenti che facciano aumentare il nostro compenso.
Definiamo il servizio, ne concordiamo il compenso e diamo la consulenza, applicando diligenza e competenze professionali, nell’interesse unico del cliente.