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Il rischio di cambio:

  • Immagine del redattore: chiaramazzetti204
    chiaramazzetti204
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 4 min

Investire in ETF globali significa esporsi al dollaro


Investire in ETF azionari globali come quelli che replicano gli indici MSCI World o MSCI All Country comporta un’esposizione automatica ai mercati americani. A fine maggio, il peso degli Stati Uniti era del 71,07% nell’indice MSCI World e del 63,71% nell’All Country. Persino l’aggiunta di 24 Paesi emergenti (tra cui Cina, Corea e India) riduce questo peso di appena 7 punti percentuali.

Questo può essere considerato un bene o un male, negli ultimi 10 anni ha certamente rappresentato un punto di forza di questi indici, data la forza di attrazione e i rendimenti del mercato azionario degli Stati Uniti. Tuttavia, oltre al rendimento, c’è un altro aspetto importante da considerare: il rischio di cambio.


Cos'è il rischio di cambio e come si manifesta


Chi investe in ETF globali è esposto al rischio di una svalutazione del dollaro rispetto all’euro. Se detenete quote di un ETF basato sull’indice MSCI World, i rendimenti dipenderanno sia dall’andamento delle borse statunitensi sia dal valore del dollaro. In caso di ribasso delle quotazioni o della valuta americana, il rendimento può diminuire sensibilmente.

È importante ricordare che il cambio e la borsa non sono variabili del tutto indipendenti. Ad esempio, una svalutazione del dollaro può rendere gli asset USA più appetibili per gli investitori esteri, favorendo un aumento della domanda, delle quotazioni e una successiva rivalutazione del cambio. Oppure pensiamo ad una grande aziende tecnologica quale Apple: se il dollaro si svaluta, le vendite di I-Phone sui mercati stranieri (effettuate in valuta locale) diventano più profittevoli e quindi aumentano gli utili dell’azienda, i quali sono espressi in dollari.

Tuttavia, questa correlazione non elimina il rischio: chi investe in una borsa denominata in una valuta diversa dalla propria resta esposto agli effetti di un suo eventuale deprezzamento.


Rischio di cambio: coprirsi o no?


La teoria finanziaria suggerisce che su investimenti azionari di lungo periodo e ben diversificati, il rischio di cambio sia tollerabile. Le oscillazioni valutarie tendono a neutralizzarsi e il risultato finale atteso per l’investitore di lungo termine è trascurabile, motivo per il quale, in linea di massima, non è conveniente proteggersi dal rischio di cambio.

Questo perché, come tutte le protezioni, anche quella dal rischio di cambio ha un costo.


I costi della copertura valutaria


  1. Commissioni di gestione più elevate

    I prodotti che forniscono protezione dal rischio di cambio hanno normalmente commissioni di gestione più alte, anche se non di molto: gli ETF più efficienti che replicano l’indice MSCI World hanno costi di gestione annui compresi tra lo 0,05% e lo 0,09%. Gli stessi costi per gli ETF la copertura sono compresi tra lo 0,17% e lo 0,20%. Non un costo eccessivo quindi (diciamo lo 0,1% sull’indice World, qualcosa in meno sull’indice All Country)

  2. Costo dei derivati per la copertura

    Un ulteriore costo e’ quello che il fondo sostiene per munirsi della copertura del rischio di cambio. Tale copertura viene ottenuta attraverso strumenti derivati (tipicamente futures) che assicurano la disponibilità di una valuta ad una data futura ad un costo prefissato. Il loro costo è legato principalmente alla differenza tra i tassi di interesse delle due valute. Vediamo cosa significa:         

    1. Oggi un tasso a breve termine sul dollaro è pari al 4,33% annuo

    2. Un tasso equivalente sull’euro è pari a circa il 2%

    3. Ne deriva che il costo di una copertura dal rischio di cambio del dollaro per un investitore italiano è pari al 2,33% annuo, con l’aggiunta dei costi operativi legati alla negoziazione degli strumenti utilizzati, diciamo uno 0,15% annuo, per un costo totale del 2,48%.


Quindi un costo totale annuo del 2,48% per neutralizzare gli effetti di possibili svalutazioni del dollaro, nella attuale situazione.

Diciamo nella attuale situazione, quindi sulla base della differenza tra i tassi di interesse a breve sul dollaro e quelli sull’euro. Il costo può variare nel tempo, anzi sicuramente cambierà nel tempo, sulla base delle variazioni dei tassi di interesse sulle due valute

 

Ma quindi conviene coprirsi?

Spendere il 2,48% annuo per coprire il rischio di cambio non è trascurabile. Questo costo incide in modo significativo sul capitale finale, complice l’effetto composto degli anni.

Come sempre, è bene fare molta attenzione ai costi che gravano sui nostri investimenti, in quanto gli stessi hanno un effetto composto sul capitale investito. Nell’ipotesi che il costo rimanga su tale livello e che si mantenga la protezione per un periodo di molti anni, il 2,48% annuale si tradurrà in una riduzione sostanziale del capitale che possiamo maturare dal nostro investimento. E tutto questo naturalmente prima di valutare se la protezione è stata effettiva, se cioè il valore del dollaro nel tempo si è deprezzato nei confronti dell’euro.

Dunque, prima di decidere se coprirsi, è fondamentale valutare attentamente:

  • L’orizzonte temporale dell’investimento

  • La probabilità di deprezzamento del dollaro

  • Il reale beneficio della copertura in relazione ai costi


In sintesi

 

Possiamo quindi per il momento concludere che:

1.       È possibile, in modo abbastanza semplice, proteggersi dalle oscillazioni del cambio del dollaro, valuta che ha normalmente un grande peso su un investimento azionario diversificato sui mercati internazionali

2.       Nella situazione attuale, il costo della protezione è pari a circa il 2,48% annuo. Questo costo non è fisso, ma variabile nel tempo

3.       Il costo attuale del 2,48% annuo è un costo elevato, che richiede una valutazione attenta su quando e quanto a lungo accettarlo

In linea generale, la teoria suggerisce che per investimenti azionari globali di lungo termine, il rischio di cambio possa essere accettato. Tuttavia, nella fase attuale di mercato, è legittimo chiedersi se sia il caso di accettare, in misura totale o parziale, i rischi legati a possibili deprezzamenti del dollaro o se non sia invece il caso di proteggerlo, almeno in parte.

Nel prossimo articolo approfondiremo i motivi per cui il rischio di cambio è oggi più attuale che mai e quali possono essere linee guida di azione per un investitore italiano.




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