In questa rubrica trovate riflessioni sulla finanza personale che nascono da cose ascoltate
o viste durante le nostre giornate di lavoro.
Si parla spesso del problema dei costi che gravano sui portafogli di investimenti delle
famiglie italiane. Spesso non vuol dire troppo, perché purtroppo molti investitori non sono
a conoscenza di quanto in effetti pagano ogni anno sui prodotti che hanno in portafoglio ed
ancor meno sono consapevoli degli effetti di lungo termine che tali costi hanno sul valore
del proprio capitale.
Un problema legato a quello dei costi è tuttavia un altro, che è ancora meno facile da
mettere a fuoco per l’investitore inesperto. Facciamo per semplicità l’esempio di un
portafoglio che nella parte azionaria contenga un solo fondo di investimento, diciamo il
fondo Smart Town. Questo fondo ha come caratteristica di investire con particolare
attenzione su titoli di aziende che partecipano allo sviluppo urbano nelle grandi aree
metropolitane in maggior crescita nel mondo. Una buona possibilità di investimento? Può
darsi, solo il tempo potrà dirlo, come sempre non si può sapere con certezza, ma non è
questo il punto.
Si possono piuttosto fare due osservazioni:
Perché, tra tutte le possibili scelte, proprio questa? Per quale motivo proprio questo
settore, nel nostro caso quello dello sviluppo urbano, si fa preferire a tutti gli altri?
Ancor di più, perché scegliere un particolare settore invece che investire come
prima cosa sul mercato azionario internazionale nel suo complesso?
Spesso approcciamo le scelte relative all’investimento azionario come qualcosa
equivalente alla necessità di indovinare su cosa esattamente investire e in quale
momento. Per cui l’investimento diventa una specie di scommessa, qualcosa di
inerentemente azzardato e anche non del tutto approvabile da un punto di vista etico (così
come si potrebbe considerare una puntata ad un gioco d’azzardo).
Le cose cambiano se consideriamo che la prima scelta razionale da fare, nel momento in
cui si decide di investire in azioni, è di non scegliere: investiamo come prima cosa sul
mercato internazionale nella sua totalità, senza pretendere di indovinare quale sua parte
avrà maggiore successo. Può però nascere un dubbio: se non abbiamo avuto necessità di
fare alcuna previsione, da cosa deriverà allora il nostro guadagno?
Deriverà dalla aspettativa, razionale e giustificata sulla base della storia economica degli
ultimi 150 anni, che l’economia mondiale nel suo complesso crescerà e che in modo
corrispondente cresceranno le aziende che operano sui mercati mondiali, i loro fatturati e i
loro utili. Quindi investiamo su un ETF azionario internazionale, senza pretendere di
essere bravi a individuare il settore “migliore”. Questo è il primo investimento da fare, uno
dei due principali pilastri, l’altro sono i titoli di stato, di un portafoglio di investimenti. Ecco
che il nostro rendimento atteso non sarà legato ad una previsione, ad una scommessa,
ma ad una aspettativa del tutto razionale di sviluppo dell’economia mondiale nel suo
complesso.
Torniamo ora al fondo Smart Town: il problema non è solo che non possiamo sapere se
sarà una scelta davvero conveniente, ma che siamo invece certi che si tratta di una scelta
molto più rischiosa rispetto ad un investimento più diversificato, quale quello su in indice
azionario mondiale. È intuitivo infatti che l’investimento su un singolo tema o settore di
investimento è soggetto ad una variabilità di risultati molto più ampia rispetto al mercato
nel suo complesso. Di conseguenza non solo non sappiamo se investendo in questo
modo i nostri guadagni in effetti saranno superiori o inferiori rispetto ad altre possibilità che
abbiamo, ma di certo la probabilità di incorrere in perdita rilevanti e anche, ancor peggio,
di lungo termine, aumenta in modo molto elevato.
Perché allora vediamo così di frequente portafogli con situazioni analoghe? La risposta è
purtroppo semplice: perché si tratta di prodotti con costi elevati (la maggiore complessità o
specializzazione di un prodotto coincide normalmente con costi più elevati), che
convengono a chi li propone, ma non a chi è indotto ad investirci il proprio denaro.